Che cos’è il trust?

Il trust sta conoscendo una sempre più ampia diffusione nel nostro Paese, anche grazie al fatto che è un istituto estremamente eclettico e che conseguentemente si può prestare alla realizzazione di molteplici e diverse finalità.

Per rispondere alla prima fondamentale domanda, e cioè cos’è il trust, forse è più opportuno partire da definire ciò che non è, in modo da sgombrare il campo da possibili equivoci.

Nonostante sia dotato di un proprio codice fiscale e dal punto di vista tributario venga “personificato” e considerato un soggetto passivo ai fini Ires, il trust non è una persona giuridica.

Che cos’è allora?

È un negozio unilaterale posto in essere da parte di un soggetto, il disponente, che si spossessa di parte del proprio patrimonio “dedicandolo” alla realizzazione di determinati obiettivi e apponendovi di fatto un vincolo di destinazione.

Il trust è quindi un fenomeno gestorio, in base al quale il disponente stabilisce un programma e ne affida l’attuazione ad un altro soggetto che prende il nome di trustee.

Nel momento in cui si dispongono dei beni in trust vi è la segregazione di quel patrimonio e quindi la sua protezione.

I beni in questione non sono più di proprietà del disponente, e non sono quindi aggredibili dai suoi creditori, ma entrano nel patrimonio del trustee.

Il fondo in trust è però vincolato alla realizzazione del compito che è stato affidato al trustee ed è segregato anche rispetto alle vicende che interessano quest’ultimo: di conseguenza, logicamente, neppure i creditori del trustee potranno rivalersi sul fondo, così come un eventuale fallimento del trustee non determinerà alcuna conseguenza per i beni in trust.

La segregazione del patrimonio è però l’effetto del negozio e deve essere al servizio del compito affidato al trustee, non può rappresentare la finalità del trust: l’atto istitutivo deve pertanto delineare degli obiettivi programmatici che siano considerati meritevoli di tutela.